Ricordo perfettamente il giorno in cui, dopo aver ormeggiato
Flow da poco a
La Coruña e traversato Biscaglia, ho ricevuto la
telefonata del mio amico
Giancarlo Tunesi, per chiedermi di
fare da formatore esterno per Caprera.
Mi presi qualche giorno per pensare, ma
declinai l’offerta.
Dissi no per il rispetto nutrito verso
Caprera, che considero come
LA scuola di vela in Italia.
Dissi no perché non mi sentivo completamente pronto per intraprendere quel tipo di progetto, per di più su una
barca così complessa: insegno ai miei allievi che, in mare,
sapersi fermare è una delle più grandi performance e in quel momento toccò a me farlo.
Nonostante provai dispiacere per aver rinunciato a giocare nel
“Real Madrid” della vela italiana, mi convinsi di aver fatto la scelta giusta e ripresi la navigazione con Flow per oltre 3000 miglia in meno di un mese e mezzo. Ero in perfetta sintonia con la barca, a bordo mi sentivo sempre meglio, di nuovo nel mio “FLOW”.
Incredibile ma vero ma
Giancarlo mi richiamò “Luca ripensaci, credo in te, vieni a Caprera” mi confermò l’opportunità di fare il formatore esterno per Caprera, seppur in un periodo complicato come quello di ottobre e novembre, ma
adesso ero decisamente pronto.
La
situazione era complessa ma stimolante: non solo
allievi, ma anche
istruttori dell’Altura di Caprera ai miei corsi. Decisi di
trasmettere le mie competenze e la mia essenza.
I feedback furono positivi e nacquero grandi rapporti.
Durante un cambio d’equipaggio conobbi
Paolo Bordogna, il presidente di Caprera, una vera prova del nove.
Da quell’incontro e grazie ad Enrico Bertacchi, che ha creduto in questo progetto, non solo
venne confermato il mio ruolo come formatore esterno per l’anno successivo, ma nacque anche l’idea di creare delle settimane di formazione dedicate esclusivamente agli istruttori che si rivelarono un successo.